Vacanze senza sensi di colpa

workaholism
Lo smart working ha fatto saltare il confine con la vita privata. Ma essere malati di lavoro è una malattia vera, con tanto di sintomi e bisogna imparare a dosare le proprie forze
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Non ci riuscite a staccare il cellulare in ferie e vivete continuamente un doppio senso di colpa: nei confronti dei colleghi in ufficio, perché voi siete in ferie e quindi vi rendete disponibili “lunedì parto, ma se hai bisogno ho il pc con me” e con chi è con voi in vacanza che deve subire i vostri repentini allontanamenti con il telefono in mano, i bip bip dei messaggi che arrivano e che tanto non riuscite ad ignorare “scusa, rispondo solo un attimo, poi spengo”. Trovarsi lontani da casa con un doppio stress vi sembra una vacanza rilassante?

“Questo doppio senso di colpa è massacrante e può generare alti livelli di stress che non sono più solo legati al lavoro, ma alla vita in generale e quindi poi si diventa nervosi e si innesca tutta una serie di sintomi: si cominciano ad avere somatizzazioni a livello gastrointestinale, compaiono manifestazioni emotive come angoscia e pianto, e infine si rischia di adottare condotte aggressive e nervose – afferma lo psicologo Marco Vitiello, studioso di stress lavoro correlato -. Questo modo di intendere il lavoro che ci assorbe completamente ci fa cadere in un circolo vizioso di sofferenza e dipendenza”.

A conferma di ciò ci sono i dati emersi dal un’indagine statunitense1 che ha messo in luce come il 28% di chi ha portato “l’ufficio” in vacanza ammette di aver litigato con il proprio partner proprio a causa del lavoro, mentre il 70% ha avuto problemi di salute mentale come burnout e depressione.

Ma se la legge di Illich ci ha insegnato che nell’arco di una giornata dopo alcune ore di lavoro la produttività non solo decresce, ma diventa addirittura a valore negativo (si commettono errori) e quindi le pause sono fondamentali per mantenere elevati livelli di produttività, perché non applichiamo lo stesso principio ai periodi dell’anno?

Come fare quindi per prepararsi al meglio alle ferie? Marco Vitellio, psicoterapeuta, da alcuni suggerimenti

1. Dichiarare apertamente che si staccherà dal lavoro e non essere accondiscendenti

“Più sono le persone che sanno che stiamo andando in vacanza e che non saremo a lavoro, più ci stiamo tutelando da chiamate e messaggi da parte dei colleghi. Può sembrare faticoso dal punto di vista relazionale e sociale, soprattutto con chi ha un ruolo al di sopra del nostro, ma il beneficio che ne trarremo sarà quello di sentirci liberi durante le ferie e di non avere la sensazione di essere costretti a essere sempre a disposizione”, suggerisce Vitiello.

2. Non costruire le vacanze attorno al wi-fi

“Non preoccuparsi se il ristorante, la casa vacanze o il luogo che stiamo andando a visitare non ha una buona connessione a internet – rassicura -. Non limitiamoci nelle nostre scelte per rimanere lavorativamente connessi. Lo scopo delle ferie, che siano in città o fuori, è quello di rilassarci e di trovare il tempo per riflettere e per ritrovare il contatto con noi stessi e la natura”.

3. Cercare di non rispondere ai messaggi di lavoro e togliere notifiche e spunte

Nonostante il nostro impegno, non possiamo essere sicuri che colleghi e datori di lavoro non ci contattino durante le vacanze, quindi come fare? “La risposta è semplice: non rispondere – commenta Vitiello -. È importante avere qualche piccolo escamotage che ci permetta di prendere del tempo ed evitare di rispondere, è sufficiente anche solo togliere tutte le spunte e le notifiche dalle app di messaggistica dove potrebbero scriverci i colleghi – suggerisce -. Se facciamo passare qualche giorno ci rendiamo conto, infatti, che anche senza di noi i problemi si risolvono e le cose vanno avanti. Non siamo così indispensabili”.

4. Rimanere nel presente

“Se poi una mail o un messaggio da parte di un collega ci mettono ansia perché si riferiscono a una nostra responsabilità, a qualcosa che rientra nel nostro ambito di competenza, bisogna contare fino a dieci, prendere del tempo per ragionare sull’emozione che provoca in noi questo messaggio e in quei pochi secondi recuperare la percezione del presente e del fatto che siamo in vacanza e non in ufficio”, afferma Vitiello.

5. Sapere quando è il momento di chiedere aiuto

Può succedere che si cada nel loop dei messaggi e delle richieste lavorative anche se si è in ferie, ma se il lavoro assorbe tutto il nostro tempo “si entra nello spettro delle dipendenze”, avverte l’esperto. “Purtroppo, il lavoro alla stregua di gioco e sostanze è annoverato tra le dipendenze come workaholism e presenta le stesse dinamiche ingabbianti. Quando capiamo di essere finiti in questo circolo vizioso, ci sentiamo in colpa e non stiamo bene con noi stessi, dobbiamo cogliere i segnali e comprendere che è arrivato il momento di farsi aiutare”.