Le ricette di famiglia? Meglio dei manager

batman e incredibili

“I dirigenti delle imprese di famiglia spesso investono tenendo conto di uno scenario che si allarga ai dieci/vent’anni e si concentrano su quanto possono fare nel presente per portare un vantaggio alla prossima generazione, a differenza di ciò che fa la maggior parte dei Ceo, più attenta a lasciare un segno nell’immediato  superando la concorrenza”

In un interessante articolo della Harvard Business Review, Nicolas Kachaner, George Stalk e Alain Bloch affermano che nei periodi di recessione economica sono le imprese familiari a mostrare una performance finanziaria migliore.

E se l’espressione “impresa familiare” può far pensare ad un’azienda di piccole o medie dimensioni radicata sul territorio dove si giocano le dispute per la successione, gli autori ricordano invece il potente ruolo che le imprese familiari giocano nel controllo dell’economia mondiale. Non solo esse includono società come Walmart, Samsung, Tata Group e Porsche ma rappresentano, secondo le analisi della Boston Consulting Group, oltre il 30% di tutte le imprese con fatturato superiore a 1 miliardo di dollari.

Da uno studio condotto su 149 imprese familiari con un fatturato di oltre 1 miliardo di dollari (tra cui alcune italiane) i risultati ottenuti hanno evidenziato che nei periodi caratterizzati da un’economia florida le aziende a conduzione familiare non presentano elevati guadagni anzi il loro fatturato è decisamente minore rispetto alle società più grandi  e/o strutturate diversamente. Quando l’economia entra in crisi però, sono le imprese familiari a mostrare una performance finanziaria migliore. La spiegazione a questi risultati è che le imprese a conduzione familiare hanno un business centrato più sulla resilienza che sulle prestazioni. Esse tendono a rinunciare ai guadagni eccessivi disponibili durante i “bei tempi” al fine di aumentare le probabilità di sopravvivenza nei periodi difficili.

Il Ceo di una società a controllo familiare tende a fare scelte strategiche molte diverse rispetto alle altre aziende, poiché sente su di se la responsabilità della successione. I dirigenti delle imprese di famiglia spesso investono tenendo conto di uno scenario che si allarga ai dieci/vent’anni e si concentrano su quanto possono fare nel presente per portare un vantaggio alla prossima generazione, a differenza di ciò che fa la maggior parte dei Ceo, più attenta a lasciare un segno nell’immediato  superando la concorrenza.

Gli autori ritengono quindi che in un’epoca in cui i dirigenti vengono incoraggiati a gestire in un’ottica a lungo termine, le aziende di famiglia, se ben gestite, possono fungere da modelli.

Gli autori hanno poi identificato 7 aspetti dell’approccio alla resilienza (capacità di resistere e reagire) delle imprese familiari:

1. Sono parsimoniose sia in tempi buoni sia in tempi cattivi. Ad esempio al contrario di molte grandi aziende, come le multinazionali, evitano di spendere denaro in eccesso per la propria struttura, quindi niente uffici di lusso.

2. Sono particolarmente attente quando devono fare degli investimenti. La loro regola è “non spendere più di quel che si guadagna”.

3. Ridotto utilizzo del credito. Per le imprese a conduzione familiare l’essere in debito è associato a fragilità e rischio.  Lasciano in azienda la maggior parte del denaro per evitare di dare troppo potere alle banche.

4. Evitano acquisizioni dall’alto potenziale trasformativo. Le imprese familiari in genere preferiscono fare solo piccole acquisizioni, meglio ancora partnership o joint venture, con realtà vicine al proprio settore di attività.

5. Molte imprese hanno un livello sorprendente di diversificazione. Dallo studio condotto sono state rilevate un gran numero, precisamente il 46% d’imprese-famiglia come Cargill, Koch Industries, Tata e LG, molto più diversificate di aziende grandi.

6. Sono più internazionali. Le società controllate da famiglie si rivelano molto ambiziose nella loro espansione all’estero  In media, il 49% delle entrate proviene dalle loro vendite all’estero contro il 45% delle imprese non a conduzione familiare.

7. I livelli di retention dei talenti sono migliori. Le aziende a conduzione familiare sono caratterizzate da maggiore fiducia tra i dipendenti, spirito di squadra, condivisione di valori e principi a supporto del raggiungimento dei loro obiettivi.

È interessante notare che le imprese familiari in genere non contano su ricchi premi a obiettivo per trattenere i collaboratori validi nella propria azienda, ma si concentrano sulla creazione di una cultura basata sull’impegno e sullo scopo evitando per quanto possibile i licenziamenti in tempi di crisi. Inoltre tendono a promuovere e investire sullo sviluppo e la crescita delle persone. Lo studio ha scoperto che le imprese a conduzione familiare hanno investito molto di più sulla formazione: in media 885 euro l’anno per dipendente contro 336 euro delle imprese non familiari.

(fonte: “Cosa si può imparare dalle imprese familiari”, N. Kaschaner, G.Stalk, art. su Harvard Business Review, nov 2012, p.68-73)